PROLOGO: Base Astra, Isola di Santuaria (già Isola del Drago), Oceano Atlantico.

 

Lo schermo principale mostrava la battaglia: il super-essere in armatura di nome Axelot, stretto nella morsa di enormi tentacoli. Invano, sotto la superficie di un lago artificiale della città ai piedi del monte Fujimoto, il guerriero stava cercando di liberarsi. La sua forza, la forza e le conoscenze di sei Thunderiders in un corpo solo, era inutile contro i viluppi.

Una serie di finestre alla base dello schermo mostravano i bio-valori di Axelot. Ed erano tutti in caduta libera.

Nella sala di controllo di Base Astra, le quattro figure di

Ø  Tambura, il più anziano, figura esile vestita da un camice bianco, calvo, con grandi baffoni grigi e un paio di occhiali a larga montatura rotonda,

Ø  Charn, corpulento ‘orso’ con zazzera nera, giacca e cravatta, e la sua fedele pipa in radica,

Ø  Sherna, donna la cui bellezza era rigorosamente nascosta dal camice aderente verde, i capelli a crocchia e gli occhiali dalla montatura piccola ed angolare,

Ø  Basque, il più giovane, dai capelli rossi, vestito di un camice uguale a quello di Sherna,

osservavano la scena chi con preoccupazione, chi con analitica freddezza, e chi sapendo che la situazione era tutt'altro che definitivamente persa per i loro guerrieri, i difensori della Terra.

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 7: Terzo scontro - Beam on! Il gigante con il coraggio di tre eroi!

 

 

Infatti, Tambura, con la massima calma, disse allo schermo, “Cowboy, non farti prendere dal panico: puoi ancora liberarti.”

“Se solo avessi…un attimo di respiro…” rispose la voce di Luke Merryweather.

Charn annuì. “Lo avrai, giovanotto.” Lo scienziato si rivolse ad un’altra finestra sullo schermo. Questa mostrava la testa di un robot -una visiera al posto degli occhi, incassata in un elmo con la bocca coperta da una coppia di pannelli. “Honcho, Reddy. Dovete distrarre il mostro: usate dei missili. Fate presto.”

 

A bordo del piccolo super-robot Try3, fermo in riva al lago, James McDonald annuì. Controllò un’ultima volta lo schermo che inquadrava il centro della turbolenza fangosa. “Detto fatto, Doc. Shoulder Rocket!” disse, e premette un pulsante.

Dalle spalle della macchina, partirono con una vampata due missili. Le armi compirono un breve arco verso l’alto, prima di andare a immergersi nel lago.

 

I missili entrarono nell’acqua in quel momento. Guidati dai propri sensori, centrarono senza fallo il cuore della massa vegetale. L’esplosione ebbe un duplice effetto: la creatura, nata dalla negromanzia del sinistro Lord Maur-Kon[i], si contorse dal dolore! Il secondo effetto fu l’onda d’urto: in quello spazio ristretto, fu come un colossale pugno! I tentacoli del mostro si tesero al massimo.

Attraverso la conoscenza dei suoi compagni, Axelot seppe cosa fare. “Flashing Axe!” gridò. La custodia sulla sua schiena si accese di un bagliore sovrannaturale. L’arma contenuta nella custodia partì, brillante come una cometa. Inarrestabile, compì prima un arco, poi un altro ed un altro ancora, passando fra i tentacoli senza incontrare la minima resistenza. I tentacoli furono tagliati come carta.

L’ascia dalla triplice lama a giglio tornò nella mano del suo proprietario. Ricorrendo alle sue ultime energie, Axelot si accese come una cometa e fuggì a gambe levate.

 

Schizzò via dal lago, per andare ad infilarsi nella testa del Try3.

Dalla sua posizione dietro una roccia, il giovane Daisuke Umi, detto l’’Intrepido’, scattava foto come una mitragliatrice, fermandosi solo per cambiare stick di memoria alla fotocamera digitale. Quello era il pezzo della sua vita, avrebbe battuto sul tempo tutto e tutti!

Il giovane voltò lo sguardo verso il cielo: gli elicotteri delle televisioni erano già in arrivo…ma non importava: nessuna ripresa dall’alto, al sicuro nel proprio veicolo, sarebbe valsa le sue foto scattate a breve distanza dall’azione, in prima linea… “Per l’Imperatore!” gridò, quando il mostro di Maur-Kon emerse dal lago!

 

Il Try3 fece un salto all’indietro, appena in tempo per evitare di essere catturato dai tentacoli.

“È davvero più grosso di quanto avessimo immaginato!” disse, dal torace, James. “Luke, te la senti di..?”

Nella cabina di guida, Cowboy, ora vestito della tuta corazzata blu e bianca da pilota, si portò istintivamente una mano al casco. “Mi sento come se fossi uscito da sei rodei di fila…ma non intendo filarmela con la coda fra le gambe di fronte a quest’alga venuta su male!”

“Allora datti da fare,” disse Winthrop Roan dal suo posto di guida, le gambe del Try3. “O gli altri ci rideranno dietro fino alla fine dei giorni.”

La creatura emerse del tutto, una massa sferoide con un pulsante occhio nero al suo centro[ii].

“Bruttino forte, vero?” disse Cowboy.

I tentacoli scattarono tutti in avanti.

Try-Beam!” la visiera del robot si illuminò e lanciò una raffica azzurrina. I tentacoli presero le braccia e le gambe

Il mostro fu colpito all’occhio. Urlò di nuovo.

Shoulder Rocket!” una nuova coppia di missili partì all’indirizzo del mostro. La creatura decise che, questa volta, non le avrebbe prese di nuovo. Usò alcuni tentacoli per afferrare gli ordigni. E ci riuscì…ma loro esplosero subito dopo! Di nuovo, la creatura si contorse dal dolore.

Cowboy annuì. “Fregato! Prendi: Try-Star!

Ancora una volta, il metallo lampeggiò. I tentacoli furono distrutti, questa volta non dall’ascia di Axelot, bensì

da un’arma a forma di stella a quattro punte, che rifletteva, nella forma, quella impressa sul petto del Try3. Il robot si tese, e lanciò l’arma verso il mostro.

Invano, la creatura tentò di fermare il boomerang, che troncò un tentacolo dopo l’altro… “Try-Beam!

L’occhio fu colpito di nuovo…e questa volta, il corpo del mostro fu trapassato dal raggio del robot. Morendo, si disfece e tornò ad essere un ammasso di alghe.

 

Cowboy levò il pollice in segno di vittoria. “E questo per insegnarti che non ci si mette contro gli Shogun Warriors… Yo, Doc, cosa c’è?” aggiunse, appena vide il volto cupo di Tambura apparire sullo schermo.

“La trappola era solo una distrazione,” disse lo scienziato. “Mentre combattevate, la fortezza di Maur-Kon recuperava i frammenti del mecha-mostro dalla base della Marina nipponica.” Cambio di immagine su una registrazione: sopra gli edifici sulla linea costiera, stava un enorme, elegante aerovelivolo. Fuoco e fiamme uscivano dagli edifici, mentre un raggio trattore estraeva enormi blocchi di cemento e piombo da un edificio sventrato.

Per quanto impegno ci mettessero le navi e gli aerei militari, non riuscivano neppure ad indebolire gli scudi della fortezza -la quale, per contro, doveva solo puntare i suoi, di cannoni, per abbattere i suoi nemici come mosche.

Recuperato il carico, la fortezza scomparve, magicamente invisibile ad ogni sensore.

“Dannazione!” esclamò R.U. Reddy. “E che cosa aspettiamo a mandare in campo Mazinwarrior o Daltanius?!”

“È una registrazione, te lo sei già scordato?” lo interruppe seccamente Sherna. “Neppure noi sapevamo dove il Governo avesse tenuto i frammenti del Mecha-Mostro. Quando la nave è intervenuta, era già troppo tardi: se fossimo entrati in gioco a quel punto, le perdite umane della base si sarebbero aggravate e basta: avrete la vostra chance quando il Mecha-Mostro tornerà ad essere operativo, e potete scommetterci, sarà molto presto.”

“Ora rientrate alla base, Thunderiders,” disse Tambura. “Dobbiamo prepararvi sul nemico che vi aspetta.”

 

Il giovane Daisuke vide il robot gigante flettere le gambe e saltare. I propulsori ai piedi si accesero, e la macchina schizzò in alto…per poi sparire in un bagliore di teletrasporto.

Meccanicamente, accarezzò la sua fedele Fuji. Ci sarebbe stato da divertirsi, oh sì!

Daisuke si voltò per andarsene…e sbatté contro qualcuno! “Ma che..?” fece…e tacque, alla vista di un uomo alto, robusto, vestito di uno strano costume giallo e nero con un ampio mantello verde. Il suo volto angolare e tetro presentava delle pitture corporali, nere.

Istintivamente, Daisuke ebbe paura di quello straniero. Quest’ultimo parlò con una voce degna del suo aspetto. “Hai coraggio e sei giovane: due qualità che ti renderanno molto utile a me,” disse Maur-Kon…

 

“È stato un calcolo molto azzardato, contare sulle intenzioni del vostro nemico,” disse Wonder Man, rappresentante dei potenti Vendicatori. Il supergruppo nutriva non poca diffidenza per quella che vedeva come una guerra privata fra contendenti dotati di armi di distruzione di massa simili.

Tambura annuì. “Conosciamo molto bene Lord Maur-Kon; è stata la nostra nemesi fin da quando i dinosauri dominavano il mondo.”

“E lui conosce bene voi. Le variabili in gioco…”

“Senti, Vendicatore,” intervenne Basque. “Mi sembra che abbiamo stabilito un punto, prima: noi faremo l’impossibile per evitare che il nemico porti il conflitto sulle città. Ci teniamo anche noi ad evitare delle stragi. E saremo molto felici di avere il vostro appoggio nel caso fosse necessario.

“Pertanto, piantatela di giocare a portarci rogna!”

La comunicazione fu chiusa. Tambura, strofinandosi il mento pensosamente, disse, “Atteggiamento davvero inconsueto: abbiamo osservato le azioni dei Vendicatori fin dalla loro costituzione, ma non hanno mai mostrato un simile interesse ‘aggressivo’ per gli affari delle altre formazioni. Se devo essere onesto, mi preoccupa.”

“Il peso delle responsabilità,” disse Basque. “Lo stress fa strani scherzi alla testa.”

Charn sbuffò una nuvola aromatica. “Considerando che almeno uno dei loro membri è capace di manipolare la realtà su una scala raramente osservata,” disse, riferendosi a Scarlet, che proprio poco tempo prima aveva letteralmente ricostruito la città di New York, riportandola allo stato in cui si trovava prima della Guerra dei Mondi, “be’ ci andrei molto piano col farli irritare più di tanto. Ancora non sanno che non apparteniamo a questo mondo, e non ci tengo a lasciare che ci arrivino.” Altro riferimento al fatto che i Vendicatori si erano premuniti di organizzare persino una ‘rete quantica’ intorno al globo terrestre, pur di prevenire ogni arrivo non autorizzato di extraterrestri, indipendentemente dalle loro intenzioni…

In quel momento, la porta sulla sala comando si aprì ed entrarono James, Luke e Winthrop. “Allora,” esordì James. Ex-agente della CIA, sapeva andare dritto al sodo. “Cosa dobbiamo sapere di questo Mecha-Mostro?”

Tambura disse, “È semplice.” Allo stesso tempo, si riaccese lo schermo principale. La nuova immagine mostrava una creatura fatta di metallo incandescente, con un corpo da insetto a sei zampe, la coda arricciata come quella di uno scorpione, ali da locusta ed un muso tozzo simile a quello di un dragone. “Si tratta della migliore creazione di Maur-Kon, risalente ai nostri ultimi scontri[iii]: Tecnologia e stregoneria fuse per generare una mecabestia vivente, praticamente indistruttibile.

“Il suo solo punto debole era l’interno: i vostri predecessori riuscirono a detonare dei missili nel corpo, facendoli passare attraverso la bocca. Le giunture cedettero, e la creatura finì a pezzi…ma il metallo di cui era composta è ancora intatto. E non c’è dubbio che Maur-Kon provvederà ad ovviare al punto debole del Mostro.”

“Quindi, ci resta solo da capire dove attaccherà,” disse Cowboy. “Poco male, riusciremo…a…ferm…” a quel punto, lo sguardo gli si spense. L’eroe crollò a terra sotto gli occhi esterrefatti dei suoi compagni!

Mentre James e Winthrop si chinavano su di lui, Sherna disse, “Portatelo in infermeria: è un miracolo che abbia resistito così a lungo dopo la prova di oggi.”

 

Base Demonica, nelle profondità dell’Oceano Indiano

 

L’uomo in armatura, il cui elmo cornuto era un teschio stilizzato, rispondeva al nome di Dottor Demonicus. Ed era il fondatore di quella base e comandante delle forze destinate a riportare la civiltà umana quanto più tecnologicamente indietro possibile.

Fino a quel momento, i suoi piani erano stati frustrati dagli Shogun Warriors. Prima Mazinwarrior e poi Daltanius. E, prima ancora, dai vecchi Warriors -Danguard A, Combattler V e Raydeen… Se, questa volta, Maur-Kon non avesse tenuto fede alle sue promesse, sarebbero volate delle teste!

Alla fine del corridoio, c’era una porta a rosa: al suo avvicinarsi, essa si aprì.

Demonicus entrò in un antro dall’aria satura di zolfo. Qui, la presenza della tecnologia era limitata ai sensori nascosti fra le nude rocce. L’illuminazione veniva dalla mostruosa pozza magmatica che ribolliva al centro della caverna.

A dire il vero, c’era un altro manufatto della tecnologia moderna.

Un argano.

E, sospeso a quell’argano, stava Daisuke Umi. Il giovane era pietosamente svenuto, e non assistette al colloquio fra i due arcinemici dell’umanità.

“Giungi appena in tempo per assistere all’ultima fase del rito,” disse Maur-Kon. “I frammenti del Mecha-Mostro sono tornati nel grembo lavico. Fra poco, il sacrificio di questo giovane coraggioso renderà la mia bestia invincibile!”

“Ci crederò quando la vedrò distruggere i maledetti Shogun Warriors. Ora, datti da fare.”

Maur-Kon fece un inchino. Dentro di sé, ribolliva per la mancanza di rispetto del suo ‘superiore’: anche se lui aveva in parte abbandonato le vie della stregoneria per favorire la scienza, rispettava abbastanza le forze arcane per non trattarle come meri ‘mezzi’..!

Maur-Kon tornò a rivolgersi alla pozza magmatica. “Che il sacrificio abbia inizio!”

La figura di Daisuke fu calata lentamente verso il magma. A metà percorso, per il calore iniziò a svegliarsi. In pochi secondi fu definitivamente sveglio! Gli occhi si spalancarono, ed iniziò ad agitarsi -per quanto lo consentissero i giri di corde che lo stringevano.

“Non un lamento,” disse Maur-Kon, ammirato. Demonicus si limitò a constatare la scena.

Daisuke non urlò. Non urlò quando le sue carni iniziarono a fumare quando fu abbastanza vicino al magma. Non urlò quando i suoi piedi toccarono la roccia fusa e le scarpe bruciarono. Chiuse gli occhi e serrò i denti.

Maur-Kon fece un gesto secco. L’argano lasciò la corda. Daisuke scomparve nel magma, una breve fiammata l’ultimo segno della sua esistenza terrena.

Maur-Kon sollevò le braccia. “Ora che la carne ed il sangue di un uomo sono parte della tua carne e del tuo sangue, io ti comando: Sorgi! Nutriti dal cuore ardente della Terra, vivi più forte che mai, vola e sconfiggi i nostri nemici! La nostra volontà è una sola, ed io ti comando! Sorgi, Moltron!

Il magma rispose! Il suo quieto, sinistro ribollire, assunse un ritmo frenetico, caotico. Le bolle scoppiavano in alti getti che ricaddero ad arco, fuori dal bordo del pozzo. Non una di quelle gocce toccò lo stregone alieno. Demonicus si strinse nel suo mantello, lasciando che le gocce di magma rimbalzassero contro di esso.

La pozza eruttò un’ultima volta, poi da essa emerse una figura titanica: un corpo umano, con le scaglie roventi, gli artigli ed il muso di un drago. Altre due braccia artigliate spuntavano dal torace, una lunga coda ricurva dal bacino, ed ali da insetto vibravano sulla schiena.

La creatura emise un poderoso ruggito di trionfo che scosse le pareti della caverna.

Maur-Kon era gongolante. “Sei perfetto, Moltron. E ora, preparati a…”

La creatura voltò la testa verso di lui. Lo fece inaspettatamente, un riflesso che al Dottor Demonicus non sfuggì come di qualcosa che non riguardava la mera obbedienza.

Moltron fissò Maur-Kon. I suoi occhi brillavano di una luce strana.

“Direi che ti riconosce, Maur-Kon,” disse Demonicus.

“Tu devi obbedirmi!” disse l’alieno. “Non puoi muoverti fino a quando non ti avrò dato i miei ordini!”

Moltron, invece, ruggì di nuovo. E questa volta non c’era dubbio: la sua era un’espressione di assoluto odio. Tenendo la bocca spalancata, eruttò una fiammata tale da vaporizzare l’acciaio!

Maur-Kon, avendo previsto quell’intenzione, fu abbastanza lesto da mettersi in salvo con un salto,anche se il mantello fu completamente bruciato.

Razza di incapace! Pensò Demonicus. “Aprite la via di fuga!” comandò ad alta voce, attraverso il microfono interno.

Rumorosamente, un’apertura apparve nella volta. Moltron levò la testa verso l’apertura; la sua decisione fu quasi istantanea: spiccò un salto. Le sue potenti ali vibrarono, e lo portarono verso la salvezza.

Da terra, Maur-Kon sollevò lo sguardo verso l’apertura che ora si stava richiudendo. “No…non è possibile…non doveva funzionare così…”

Demonicus sospirò. “Si direbbe che tu abbia perso il tuo tocco. Prega che almeno quell’inutile mostro riesca a distruggere uno degli Shogun Warriors.” Si voltò e si diresse verso l’uscita. Senza più voltarsi, aggiunse, “Almeno eviterò di infliggerti una punizione troppo severa.”

 

La nave era un semplice mercantile russo, con rotta verso le coste africane. Il suo, fino a quel momento, era stato un viaggio tranquillo…

«Capitano!» disse l’operatore. Sullo schermo del sonar brillava un grosso punto. «Abbiamo un oggetto non identificato a 900 metri di profondità… Diamine, è veloce.»

«Capitano!» il grido spaventato giunse dall’esterno del ponte di comando. Un attimo dopo, un uomo quasi sfondò la porta nell’entrare. «I pesci! Venite a vedere!»

Pochi minuti dopo, tutto l’equipaggio stava sporgendosi ad osservare l’incubo di ogni pescatore! Una immensa moria, centinaia di pesci che galleggiavano tutt’intorno alla nave. E non solo quello…

«Che cosa sono?» chiese un marinaio. «Bolle?»

Il peschereccio stava navigando in una scia di acqua bollente!

 

Base Astra, dovendo obbedire ad un proprio protocollo di segretezza, non disponeva dei mezzi necessari ad osservare visivamente la superficie terrestre.

In compenso, grazie agli appoggi dello Zilnawa e delle sue avanzate soluzioni tecnologiche, i Seguaci della Luce disponevano del miglior sistema di decriptazione e di intercettazione di comunicazioni che fosse possibile concepire: lo UIMT. Scoprire dell’anomalia in cui si era trovato il peschereccio russo era stata solo questione di attesa.

Pochi minuti dopo, le tre Frecce Spaziali lasciarono la base attraverso la bocca del drago di roccia che dava il nome all’isola. Sparirono in un bagliore…

 

…e riapparvero sulla perpendicolare della scia di morte.

“Gesù,” disse James, alla vista della costellazione di pesci morti. “Se quei russi non hanno esagerato, deve essere proprio il Mecha-Mostro! E se si trova a 900 metri, la sua temperatura corporea…

“Alle amenità analitiche ci pensiamo dopo,” disse Reddy. “Adesso…Cribbio!

L’acqua sotto di loro eruttò in una nube di vapore! In un secondo, la visibilità si fu ridotta a zero.

“Rompere la formazione!” ordinò Honcho. I velivoli iniziarono a disperdersi…quando una sagoma gigantesca quasi fu loro addosso!

Honcho, Cowboy e Reddy tirarono al massimo le cloche. Erano stati veloci, ma non abbastanza: furono travolti da una scia di aria rovente, e poco ci mancò che finissero in avvitamento!

“Direi che non c’è più dubbio, professori!” disse Honcho. “Qui ci vogliono i grossi calibri. Insieme, ragazzi!”

“GOSHOGUN, IN AZIONE! BEAM ON!” gridarono i tre piloti.

 

Dal cono vulcanico di Santuaria partì una nuvola fiammeggiante. Pochi secondi dopo, spinta dal jet-pack sulla schiena, schizzò fuori la sagoma del più grande degli Shogun Warriors: un robot blu e rosso, con una specie di ‘X’ sul torace, ed un lungo corno giallo sulla fronte. Appena fu fuori del tutto, il robot scomparve…

 

…e riapparve in prossimità delle Frecce Spaziali.

Inserimento!” gridarono ancora una volta all’unisono i piloti. I velivoli si disposero in formazione: il King Arrow sotto il torace del titano. Il Jack Knight sotto la gamba sinistra. Il Queen Rose sotto quella destra.

Il King Arrow schizzò in avanti. Il pannello del torace di Goshogun si aprì. Il velivolo attivò i retrorazzi, fece rientrare le ali e si inserì nel torace. Il pannello si chiuse.

Le gambe si aprirono, rivelando gli alloggiamenti per il Jack Knight ed il Queen Rose. I velivoli fecero rientrare le loro ali e si agganciarono ai sostegni. Le gambe si chiusero.

Gli occhi di Goshogun si accesero. Il terzo Shogun Warrior era pronto al combattimento!

Moltron si fermò, pronto per fronteggiare il nuovo nemico.

 

“Sembra che qualcosa della programmazione originale sia sopravvissuto,” commentò Demonicus. “Vedremo se il resto sarà all’altezza.”

Maur-Kon si tirò il colletto, deglutendo.

 

Nel centro di comando, Honcho strinse la cloche. “Bene, bello: vediamo chi ha la corazza più tosta! Cosmic Beam!

Una coppia di raggi frastagliati partì dagli occhi. Colpì il petto di Moltron, che si portò una zampa agli occhi in un gesto difensivo…ma non ottenne alcun risultato visibile!

“Coraggio, capo,” disse Cowboy. “Uno ci prova, no?”

Il mostro spalancò la bocca e vomitò fuoco -una mossa telegrafata, Goshogun evitò involandosi verso l’alto.

Moltron tirò fuori un altro asso: mosse fulmineamente la coda, e lanciò intermittenti raffiche ad impulso! Goshogun fu colpito in pieno petto. La sua struttura vibrò tutta.

“Figlio di…” fece Honcho. “Cosmic Beam!” mirò alla coda. Il mostro la ritirò istintivamente.

“Uhm, vediamo un po’ se è timido come penso... Holster Beam!” questa volta, fece partire una coppia di raggi dalle gambe.

Di nuovo, Moltron cercò di evitarle.

 

“Professori, questo qua, per essere uno indistruttibile, mi sembra davvero poco convinto!” disse Reddy.

Tambura non ci si raccapezzava. “Eppure, la sua struttura è persino migliore rispetto al primo modello, e la composizione è basicamente la stessa. Che cosa vuol dire?”

 

Holster Beam!

Moltron si protesse con un braccio. Poi scattò…e fuggì via!

“Ehi! Aspetta un po’!” disse Honcho. Goshogun si gettò all’inseguimento. “Cosmic Beam!” tentò di nuovo, ma ogni volta Moltron non faceva che scansare. “Professori, rilevate la presenza della fortezza?”

“Negativo. Il mostro è da solo.”

Ad un certo punto, Moltron smise di scappare. Si parò di fronte a Goshogun e ruggì. E restò lì, immobile.

Goshogun si fermò a sua volta. “Allora, a che gioco stai giocando?”

Il mostro scosse la testa.

 

“Comincio a capire…” Tambura si rivolse ai suoi colleghi, che annuirono. Poi, allo schermo, “Guerrieri. In passato, Maur-Kon usava talvolta sacrifici umani per dare più forza alle sue mecabestie.”

“Quindi, c’è un essere umano nel corpo di quel mostro?” chiese Honcho.

“No, solo il suo spirito: il corpo è stato distrutto nel sacrificio. Appare chiaro che il soggetto scelto da Maur-Kon, questa volta, non fosse coraggioso come pensava.”

“E cosa facciamo?” chiese Reddy. “Non possiamo ucciderlo così! Non c’è nulla che possiamo fare?”

Tambura scosse la testa. “Che ci piaccia o no, potete porre fine al suo tormento solo distruggendolo. Il processo di Maur-Kon è irreversibile.”

 

“Vuole solo essere lasciato in pace,” disse Reddy. “Insomma, se non vuole combatterci…”

“Come no!” disse Cowboy. “Lasciamolo andare in pace, anzi mettiamoci anche un ‘cresci e moltiplicati’! Winthrop, quel coso è stato creato per distruggere intere città: Maur-Kon non deve rimetterci le mani addosso!”

Il mostro volò via.

Honcho diede un pugno al bracciolo della sua poltrona. “Non so cosa possiamo fare in via definitiva, ma fermarlo non deve essere impossibile. Ascia Spaziale!

Goshogun tese una mano. Una fiammata di luce si manifestò contro il palmo. La fiammata assunse una forma precisa, e si condensò in un’ascia bipenne.

Senza ulteriore indugio, il super-robot lanciò l’arma! Roteando, essa coprì rapidamente la distanza con Moltron, e colpì le ali! I vecchi Shogun Warriors non avrebbero potuto danneggiare neppure le sottili membrane. L’ascia spaziale, invece, le troncò di netto!

Con due delle quattro ali andate, Moltron precipitò verso l’oceano. Goshogun aspettò di riavere l’arma fra le mani, prima di gettarsi all’inseguimento.

Prima di toccare la superficie, il corpo di Moltron si arroventò alla massima temperatura. Quando si immerse, scomparve in una nube di vapore.

 

“La situazione è, evidentemente, ad uno stallo. I nostri guerrieri non si impegneranno a fondo, fin quando non avremo esplorato ogni possibile soluzione.”

Dallo schermo principale, Wanda Maximoff annuì. “Apprezziamo la vostra sincerità, signori. Capiamo quale sia il vostro dilemma, ci siamo passati anche noi più di una volta.” L’immagine di Scarlet fu rimpiazzata dal logo dei Vendicatori.

Tambura non apprezzava molto l’idea di lasciare ad altri una simile iniziativa, ma quando necessità impone..! “Thunderiders, trattenete il mostro. Fra poco, potrete colpire con tutte le forze.”

 

“Speriamo bene,” disse Honcho.

Goshogun afferrò la coda rovente del mostro. “E ora, un po’ di lancio del peso! Eeee….” Fece ruotare la sua preda a tutta la velocità possibile. “…Oplà!” lo lanciò verso l’alto.

In quell’esatto istante, Scarlet compiva il suo incantesimo.

Moltron non raggiunse la superficie. Compì una capriola, e si fermò, pronto a combattere!

“Ora!” disse Tambura.

“Non ci speravo pi…Nnnggh!” un getto lavico ed uno ad impulso colpirono contemporaneamente il robot. “Sì, direi che è tornato in forma. Via di qui!”

I razzi del jetpack si accesero. Goshogun volò via…almeno, ci provò -la coda telescopica di Moltron si avvolse intorno alle sue gambe! Un attimo dopo, era l’eroico robot a venire trattato come il martello da lancio!

Tanto per andare sul sicuro, Moltron energizzò la coda: una scarica di energia attraverso il corpo della macchina nemica!

Honcho cominciava a capire cosa provassero i condannati alla sedia elettrica!

 

“Potrebbero fare di meglio,” disse Charn. “Sfortunatamente, sono stati tutti indeboliti dallo sforzo compiuto da Axelot. Dovremmo teleportarli via.”

“No,” disse Tambura. “Ce la faranno. Lo so.”

 

Una…sola…chance… Facendo ricorso a tutte le energie rimaste, Honcho si concentrò sull’arma che reputava più adatta. Una frazione della sua mente ricordò quello che Tambura aveva appena detto.

Guerrieri. In passato, Maur-Kon usava talvolta sacrifici umani per dare più forza alle sue mecabestie

Forse, adesso, questo coso non era più così tosto! “Spada Galattica!

Fu un movimento velocissimo! Lampeggiò in archi di luce, incontrando appena un po’ di resistenza quando troncò il metallo.

Libero, Goshogun fece qualche centinaio di metri all’indietro per l’inerzia. Nelle mani stringeva un’enorme spada dalla triplice punta. I pezzi della coda di Moltron già stavano affondando.

 

“Ha tatatagliato la coda, no non può farlo, non è giusto!” a Maur-Kon venne da piangere. Per la disperazione, si tirava i baffi.

Demonicus tamburellò le dita. Scosse la testa, rassegnato.

 

Tambura disse, “Cavalieri: ora che è guidato solo dall’istinto di distruzione, il suo comportamento diventa prevedibile. Attiratelo fuori dall’acqua e finitelo.”

“Non chiediamo di meglio, Prof!” disse Honcho.

Moltron spalancò la bocca e vomitò fiamme.

Goshogun schizzò verso l’alto. Il mostro, in preda all’ira, lo seguì.

I due titani schizzarono dalla superficie accompagnati da colonne mostruose di acqua e di vapore.

A quel punto, le ali troncate di Moltron ricrebbero. L’inseguimento proseguì nell’aria, con il mostro che lanciava raffiche di magma a ripetizione -del tutto inutili, contro la manovrabilità dell’altra macchina.

Quando Honcho fu sicuro di avere raggiunto una quota adeguata, invertì la rotta. Goshogun, la spada stretta fra le mani, schizzò verso Moltron!

La bocca cavernosa eruttò ancora.

Cosmic Beam!” gli occhi lanciarono raffiche che dispersero il magma. Ciecamente, Moltron non desistette dai suoi intenti…

Un altro arco lampeggiante.

Un attimo dopo, Goshogun era oltre il corpo del nemico.

La testa di Moltron si inclinò...si inclinò…e si staccò dalle spalle. La macchina iniziò a cadere.

La spada scomparve con un bagliore dalle mani del super-robot. Honcho disse, “Ora del colpo di grazia! Bazooka Spaziale!

Ci fu un'altra ‘fiammata’, e fra le mani della macchina apparve un fucile degno del nome usato! Goshogun inquadrò il collo esposto -e se aveva funzionato la prima volta, chi era lui per cambiare cavallo vincente?

Il Bazooka fece fuoco! Un lampo di energia eruttò dalla canna.

Moltron fu colpito in pieno. Il suo corpo non poté contenere l’energia dell’esplosione che seguì, e questa volta fini in pezzi troppo piccoli per essere recuperati.

 

“Non credo che una punizione fisica possa rendere adeguatamente il senso della nullità che seri, Maur-Kon,” disse Demonicus. “Mi occuperò personalmente di elaborare un piano adatto, per la prossima volta… Cosa c’è, adesso?” scattò contro un soldato che era entrato in quel momento.

L’uomo (o donna?), che indossava un’armatura simile a quella del malefico Dottore, fece un inchino nervoso. “Padrone, i prigionieri, gli originali Warriors…” deglutì.

Demonicus si sporse minacciosamente in avanti. “Cosa è successo ai prigionieri?”

Altro inchino. “Padrone…venga a vedere lei stesso!”

Demonicus si alzò in piedi. Aveva davvero un gran brutto presentimento..!



[i] Ep. precedente

[ii] Shuma-Gorath: “Sia chiaro, qui faccio un esposto per abuso di immagine!”

[iii] SHOGUN WARRIORS prima serie, Epp. #3-5